1. Introduzione: Il divario tra passato e presente
Guardando la Chiesa dei nostri giorni e confrontandola con la Chiesa delle origini, quella descritta nel Nuovo Testamento, si avverte un netto contrasto. La semplicità, la potenza spirituale, la comunione fraterna e la guida dello Spirito Santo che caratterizzavano le prime comunità cristiane sembrano in gran parte svanite. Al loro posto troviamo spesso strutture complesse, programmi ben organizzati ma spiritualmente sterili, e una forma di religiosità che rischia di essere svuotata della sua sostanza. I culti si sono trasformati in spettacoli mondani, con luci psichedeliche e servizi fotografici, dove spesso si elogiano più i pastori che Cristo stesso. I ministri, chiamati a vegliare sui credenti come fecero gli apostoli (Atti 20:28: “Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio”), hanno spesso trascurato questo compito, preferendo la popolarità alla fedeltà. Come dice Gesù in Apocalisse 2:4-5: “Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima.”
2 La Chiesa del Nuovo Testamento: un modello ispiratore
La Chiesa primitiva, nata nel fuoco della Pentecoste (Atti 2:1-4), era un organismo vivente, non un’istituzione burocratica. Era una comunità raccolta attorno all’insegnamento degli apostoli, alla preghiera, alla frazione del pane e alla comunione fraterna (Atti 2:42). La sua forza non stava nei numeri, né nella ricchezza, ma nella presenza tangibile dello Spirito Santo. Come descritto in Atti 4:32-35: “La moltitudine di quelli che avevano creduto era d’un sol cuore e di un’anima sola… Infatti non c’era nessun bisognoso tra di loro.” Era una Chiesa che evangelizzava con coraggio (Atti 4:31), curava i poveri (Giacomo 2:15-16), viveva l’amore fraterno (1 Giovanni 3:16-18) e si distingueva per la santità di vita (1 Pietro 1:15-16).
3. Le deviazioni della Chiesa moderna
Con il passare dei secoli, molte Chiese hanno adottato modelli ispirati più alla cultura dominante che alla Scrittura. L’autorità della Parola è stata spesso sostituita da tradizioni umane. Come avvertiva Gesù in Marco 7:8-9: “Avendo tralasciato il comandamento di Dio vi attenete alla tradizione degli uomini… E diceva loro: ‘Voi siete abili nell’annullare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione.'” Il culto si è trasformato in uno spettacolo, la leadership in carriera, e la fede in religiosità formale. Molti credenti sono spettatori anziché discepoli attivi (Ebrei 5:12-14), e le comunità sono diventate centri sociali più che luoghi di formazione spirituale.
4. Una nuova riforma: necessità o utopia?
Non si tratta di tornare indietro per nostalgia, ma di tornare indietro per andare avanti. La storia della Chiesa ci mostra che ogni vero risveglio è iniziato con un ritorno radicale alla Parola di Dio. Come dice il profeta Geremia: “Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa” (Geremia 6:16). La Riforma protestante del XVI secolo ne è un esempio: “Sola Scriptura” fu il grido che riportò la Chiesa al fondamento. Anche oggi, serve una nuova riforma – non fatta di nuove denominazioni, ma di cuori trasformati (Romani 12:2).
5. Come tornare alle origini?
- Rimettere Cristo al centro: non un messaggio centrato sull’uomo, ma sul Vangelo della croce (1 Corinzi 2:2: “Mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso”).
- Ritornare alla Parola: predicare, vivere e applicare le Scritture come autorità suprema (2 Timoteo 3:16-17: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia”).
- Sottomettersi allo Spirito Santo: lasciare spazio alla Sua guida, non solo ai programmi (Galati 5:25: “Se viviamo dello Spirito, camminiamo altresì guidati dallo Spirito”).
- Vivere la comunione autentica: riscoprire la Chiesa come famiglia, non solo come evento domenicale (Ebrei 10:24-25: “Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere”).
- Praticare la santità e la missione: la Chiesa delle origini era santa e missionaria (Matteo 28:19-20: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli”), e così dobbiamo tornare a essere.
6. Conclusione: Una sfida personale e comunitaria
Il cambiamento non comincia dalle strutture, ma dai cuori. Come dice 2 Cronache 7:14: “Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese.” Il primo passo verso la riforma e il risveglio è la decisione individuale di vivere come i discepoli del Nuovo Testamento: con fede genuina, amore pratico e piena obbedienza a Cristo. Quando i cuori si risvegliano, anche le Chiese si risvegliano. È tempo di tornare alle origini, non per copiarle esternamente, ma per riscoprirne lo spirito profondo: una Chiesa viva, libera, guidata dallo Spirito, fondata sulla Parola, e centrata su Gesù Cristo (Colossesi 1:18: “Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa”).
Mimmo Longo & Nadia Pianalto
“Lascia germogliare la Parola di Dio nel tuo cuore”